"PUSHE 27"
rivista di costume e arti figurative
 




 

 

"ARCANA, la luce dell'immenso"
di Nicolo' Costa e Paolo Dossi,  Casa Editrice Battei, Parma

 

E’ un viaggio avventuroso quello che mi consentono le immagini che ho sul tavolo. Dal fanciullino con il grande cappello che scruta dolcemente interrogativo attraverso le foglie di edera, al coro di angeli, all’aviatore assorto, al milite eroicamente caduto, alla giovane donna accarezzata da una lama di luce, alle anime inquiete. Dal tutto tondo allo stiacciato di donatelliana memoria, al mosaico di sapore bizantino. Dalla figura isolata al gruppo di più imponenti proporzioni… Sul posto trovo conferma che il meccanismo di sradicamento messo in atto dall’obbiettivo fotografico riesce con efficacia. Si avvia il congegno che governa la corrispondenza tra le parti e il tutto, così la selezione dell’inquadratura consente di rileggere le immagini e conferisce loro significati ed espressività diverse. “Il luogo è lo spazio in cui qualche rito si manifesta” ci ricorda Giuseppe Mazzariol. Questi frammenti sono lo strumento per mezzo del quale i pochi attimi della visione possono condurre oltre la soglia della pura consistenza materica e l’iconografia trasfigura in pura rappresentazione della forma.
Paolo Simonetti

 

 

"GIARDINI SEGRETI DI PARMA"
di Nicolo' Costa e Paolo Dossi,  Silva Editore, Parma

 

Nicolò Costa ritrae quel vuoto segreto racchiuso nelle corti private e così stabilisce l’ordine tra le parti ove privilegia la rappresentazione -anche attraverso figure in primo piano- di elementi che raccontano e sottolineano l’assenza: un luogo per giocare intravisto tra il fogliame colorato che, privato di presenze umane, le evoca; una madonna coronata di stelle che  nelle mani giunte in preghiera, regge un rosario, di cui l’ha ornata una mano gentile, alla quale si allude; e ancora, alcune sedie e sdraio sparse su un prato, appaiono disposte per una conversazione lieta, l’immagine rimanda ad un tempo trascorso o atteso che narra l’evento negli incavi lasciati dai corpi nei sedili di tela. E poi la tela del pittore che lì occasionalmente disposta rimanda all’ideazione e alla gestualità (dell’uomo), e infine tra molte altre visioni mi piace osservare il muro di sassi del torrente, ove i ganci sostengono paioli di rame, narrazione di gesti dimenticati che restano lì, senza tempo e senza più significato: appesi.
Si tratta di uno sguardo allusivo, che setaccia inquieto lo spazio racchiuso per coglierne frammenti che ricomposti si offrono come assunti puntuali che enunciano temi: figure del mito, ma quasi-umane, pietrificate, tessiture materiche, oggetti sparsi, colori brillanti come fondale di rose fiorite.
Isotta Cortesi